sabato 22 gennaio 2011

Le notti nel Grande Nord ;la casa Maggiolina


Voglio riproporre qui un blog già pubblicato tempo fa relativo a uno di quei viaggi che ti segna per sempre; il viaggio della vita, che insegna tanto. Proprio in questi giorni, 8 anni fa, era in corso il prologo, verso Capo Nord.


Nel 2008 ho avuto la grande fortuna di partecipare ad una spedizione artica, chiamata OLTRE Beyond the edge, che aveva l'obbiettivo di raggiungere Uelen, sullo Stretto di Bering, partendo da Capo Nord e viaggiando sui mari e fiumi ghiacciati.

Purtroppo le condizioni meteo ed i cambiamenti globali del clima hanno fermato la spedizione prima degli Urali, ma ritengo sia stata comunque un'esperienza importante per me e per i vari partecipanti che si sono avvicendati sui Massif e sui Daily Iveco della spedizione.
Tra i tantissimi ricordi e le innumerevoli emozioni, ciò che ha segnato in modo importante la mia vita, con ricordi indelebili, anche se può sembrare incredibile, sono state le notti trascorse dentro la Maggiolina (www.autohome.it).

Il solo pensare di dormire sul tetto di un fuoristrada all'interno di un guscio, sempre verso il 66° parallelo, potrà sembrare follia, ma vi assicuro che con le giuste dotazioni e accessori tutto diventa fattibile. Anche quando succede quello che ti auguri non succeda mai.

Come la sera del 4 febbraio del 2009, in prossimità di Usinsk (63°34'34"N 53°40'36,56"E) quando il termometro segnava -42°.Per la sicurezza di tutto l'equipaggio, c'erano controlli da eseguire prima di andare a "cuccia" ed io avevo preso l'abitudine di verificare ogni sera le condizioni del riscaldatore Eberspacher all'interno dell'abitacolo del Massif "Roma"; provare ad attivarlo (in realtà non ho mai dormito nell'abitacolo, ma ..non si sa mai...) e verificare il livello del gasolio nel piccolo serbatoio; provare a riavviare il Massif dopo averlo lasciato spento un'oretta (il mio 4x4 ha svolto un po la funzione di test, dato che tutte le notti lo spegnevo per riaccenderlo al risveglio: impeccabile), verificare con gli Amici Alpini presenti in spedizione le condizioni del "campo" e poi, finalmente a nanna.
Quella sera , dicevo, a -42°, il riscaldatore ..non ne vuole sapere di partire. E a nulla serve tener acceso il motore nella speranza di aver l'abitacolo caldo in caso di emergenza; a quelle temperature non se ne parla proprio. Decido, dopo aver avvisato del problema Claudio (Sergente Maggiore Courthoud) ed il mio co-equipier Manfre (il grande Manfredi Pedone , inviato di CreAttività), di andarmene a nanna, portando con me uno dei satellitari.
Salgo la scaletta, inizio a girare la manovella per alzare la Maggiolina e...stratk, catena lunga del rialzo rotta. Ok, decido di entrare ed alzarla con le spalle (operazione semplicissima) e ..spack, strack, sgratk...materassino ghiacciato!!!. Punto la lampada frontale all'interno per capire in che condizioni si trovava il tutto e scopro che quella mattina, probabilmente, avevo sganciato il cavetto della coperta termica che, appunto, serve a non far ghiacciare il materasso.
Che fare? quello che per tante sere ho fatto; aperto il sacco letto (splendido Ice Peak Expedition di Vaude fornito dal mitico Tony Gialdini (www.gialdini.com)mi sono spogliato di tutto quello che è sintetico e, con addosso solo i capi di lana, mi sono rinchiuso all'interno sistemandomi in modo da non avere la possibilità di sfilare una mano involontariamente (che a -42 significa...meglio non pensarci).
Notte indiscutibilmente da ricordare; inclusa la telefonata del nostro Angelo Custode , il professor Giampaolo Perna (www.giampaoloperna.com)che, sentendomi "tranquillo" mi ha chiesto se ero già arrivato a casa. Si Professore, a casa c'ero, perchè in quei mesi la mia maggiolina è stata, a tutti gli effetti, il mio rifugio, il mio angolo riservato, dove combattere ansie e paure, rivivere gioie e dispiaceri, cercare serenità e conforto e, qualche volta , dove sfogare un pianto liberatorio per le troppe e a volte apparentemente insormontabili difficoltà.

E oggi, a distanza di mesi, di anni, quando qualche notte mi sento triste, con le paure e le ansie che la vita di tutti i giorni ti regala, fingo di rinchiudermi nel mio saccoletto, dopo aver salito la scaletta dei 9 gradini che mi separa dalla mia Maggiolina.


In fondo anche la battuta di Loris, uno degli Alpini compagni di viaggio diventa oggi molto più comprensibile. Una mattina un componente l'equipaggio decide di lavarsi ben bene il viso con la neve. Bello pulito, senza asciugarsi, entra nel Daily cucina: fuori -35°, dentro + 23°: pochi secondi e comincia a vedere venuzze che "esplodono". A quel punto l'Alpino, sorridendo e per nulla preoccupato, forte della sua esperienza,  ci racconta il detto di sua nonna: "esce sangue, entra esperienza".
E si...quanto sangue è uscito in questi lunghi sessant'anni...


Al prossimo viaggio con il Mac.

5 commenti:

  1. Davvero Lan. E sono lieto di aver condiviso quei momenti con te.

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  2. Ahahahahh... mi ha fatto troppo ridere questo episodio Gianni. Ricordo i tentativi a più riprese di riparare la Maggiolina e la sua forma sformata (alta da una parte e bassa dall'altra) che rendeva difficoltosi sia l'ingresso che l'uscita.
    Ammetto che dopo la tua partenza nessuno ha mai avuto il coraggio di dormirci :-)
    A presto grande Mac!
    M.

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  3. Ciao Manfre!in effetti era complicato, ma dopo un paio di notti, con il cavalletto di legno, tutto risolto.
    Un abbraccio grande grande, Mac

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  4. ma allora Mac. quando si riparte? ti seguo su facebook, raccontaci qualcosa anche qui, come lo sai fare tu

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